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Patate, fagioli, rape ma anche vini rossi. Le produzioni di sussistenza negli anni che furono

Patate, fagioli, rape ma anche vini rossi. Le produzioni di sussistenza negli anni che furono

        Fino al terremoto del 1976, quando il paese era ancora abitato e le cantine non erano state danneggiate,

a Pers, veniva prodotta una buona quantità di vino: bacò - merican - nostran - clinto  mentre scarseggiava il vino bianco. I vigneti erano per lo più ubicati nella zona di Borgo Sgarban, ma la qualità del vino non era delle migliori, in particolare, per la sua bassa gradazione.

       La maggior parte delle coltivazioni avvenivano su spalliere, ma le piante di vite molto spesso si arrampicavano anche sugli alberi complicando così il lavoro ai vendemmiatori. Succedeva così, che, a volte, per raccogliere poche decine di chili di uva si impiegavano anche intere giornate. Eseguire i trattamenti antiparassitari (esclusivamente verderame), sugli alberi, era complicatissimo, se non impossibile. L’uva raccolta, veniva depositata in grossi tini dove si provvedeva alla pigiatura, che veniva effettuata essenzialmente a piedi scalzi.

      Anche se fuorilegge, non mancavano di certo gli alambicchi, che venivano utilizzati per la produzione di grappa, con la vinaccia oppure con la frutta, particolarmente abbondante, durante le buone stagioni. La vinaccia, che non veniva utilizzata nella produzione di grappe, veniva impiegata per il trattamento della rape utilizzata poi per la produzione della “brovada”.

      Tutti i campi coltivati si trovavano nelle vicinanze del paese. Ancora ora sono visibili gli importanti terrazzamenti, specialmente nei Borghi Mulinars e di Mezzo, che sostenevano i campi coltivati. Si può ben dire che i poveri anziani dovettero “rubare” il terreno da coltivare alla montagna. I terrazzamenti, fatti con muri a secco, nonostante le scosse telluriche, soltanto in pochissimi casi sono sgretolati. Forse la causa maggiore dello sgretolamento dei muri è da imputare all’espandersi degli apparati radicali delle piante che, pian piano si sono impadronite dei terreni incolti.

       A Borgo Sgarban la terra era più argillosa e così si manteneva meglio l’umidità del terreno. Negli altri borghi la terra era più grossolana e sabbiosa e quindi meno impermeabile. I campi coltivati davano una buona quantità di patate, granoturco, fagioli, fagiolini, rape e carote.

       Il granoturco veniva poi trasformato in farina nel mulino situato lungo il Torrente Vedronza. La semola, che si ricavava dalla macinazione, veniva invece utilizzata per l’allevamento degli animali.

       La vangatura dei campi solitamente veniva effettuata già a gennaio, neve e gelo permettendo, essenzialmente per due motivi: per consentire alla terra un’esposizione al freddo invernale così da renderla più friabile e per il fatto che già a inizio primavera gli emigranti stagionali riprendevano la valigia per tornare sui luoghi di lavoro.

      Il clima particolare di Pers ha sempre favorito la coltivazione di molteplici qualità di frutta: mele, pere, ciliegie, susine, prugne gialle, fichi, noci e noccioline. Più di qualche famiglia vendeva il surplus nei paesi vicini.

      Non mancavano naturalmente estesi boschi di castagni, presenti particolarmente nella zona sottostante Borgo Sgarban verso il Torrente Vedronza. C’era un’ottima produzione del prelibato frutto marrone che veniva utilizzato in varie maniere. Queste piante con il sopraggiungere di una malattia sono state in gran parte decimate e solo negli ultimi tempi questi alberi hanno ripreso a vegetare.

      Purtroppo attualmente, essendo tutto i terreni in completo stato di abbandono, non c’è più la possibilità di produrre altra frutta. Un vero peccato. 

 


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