PERS (Brieh) è un minuscolo paesino, ora disabitato, che si trova all’estremo ovest del Comune di Lusevera in Provincia di Udine. Dal 2015 non viene più identificato nemmeno come frazione ma semplicemente come “località”.
E’ situato ad un’altezza di circa 600 metri oltre il livello del mare, alle pendici del Monte Cuel di Lanis (mt. 1.629). Alcuni monti di varia altezza gli fanno da cornice.
Dove si trova
A ovest spiccano il conoide del Monte Cuarnan (mt. 1.372), sulla cui sommità agli inizi del ‘900 venne realizzata la chiesetta del Redentore, ed al suo fianco il Monte Chiampon (mt. 1.709) che è l’ultima propaggine della catena comprendente anche il Monte Postoncicco ed il Cuel di Lanis. I due monti sono divisi dalla Sella Foredor (mt. 1.100), che mette in comunicazione la vallata con Gemona del Friuli.
Dove si trova
A ovest spiccano il conoide del Monte Cuarnan (mt. 1.372), sulla cui sommità agli inizi del ‘900 venne realizzata la chiesetta del Redentore, ed al suo fianco il Monte Chiampon (mt. 1.709) che è l’ultima propaggine della catena comprendente anche il Monte Postoncicco ed il Cuel di Lanis. I due monti sono divisi dalla Sella Foredor (mt. 1.100), che mette in comunicazione la vallata con Gemona del Friuli.
A fondovalle scorre il Torrente Vedronza (Bedrosa), affluente di destra del Torrente Torre, che sgorga ai piedi della già citata sella.
Verso est, troviamo la frazione di Cesariis che dista poco più di 2 chilometri da Pers. A sud-ovest s’ergono il Monte Oussa (mt. 745), dietro il quale si trova l’abitato di Flaipano, ed il Monte Stella (mt. 790). All’orizzonte si nota anche il bel campanile di Flaipano, che è stato ricostruito sul sito dove si trovava la vecchia chiesa di Santa Maria Maddalena. Di fronte a Pers si stagliano le cime arrotondate del Monte Bernadia (mt. 870), con le borgate sparse di Villanova, che è divenuta famosa per le sue bellissime grotte. Più a sinistra notiamo l’abitato di Lusevera che è il capoluogo del Comune, anche se la Sede Municipale è situata a Vedronza. A sinistra di Lusevera, ubicato ai piedi del Gran Monte (mt. 1.556), troviamo Micottis.
Verso est, troviamo la frazione di Cesariis che dista poco più di 2 chilometri da Pers. A sud-ovest s’ergono il Monte Oussa (mt. 745), dietro il quale si trova l’abitato di Flaipano, ed il Monte Stella (mt. 790). All’orizzonte si nota anche il bel campanile di Flaipano, che è stato ricostruito sul sito dove si trovava la vecchia chiesa di Santa Maria Maddalena. Di fronte a Pers si stagliano le cime arrotondate del Monte Bernadia (mt. 870), con le borgate sparse di Villanova, che è divenuta famosa per le sue bellissime grotte. Più a sinistra notiamo l’abitato di Lusevera che è il capoluogo del Comune, anche se la Sede Municipale è situata a Vedronza. A sinistra di Lusevera, ubicato ai piedi del Gran Monte (mt. 1.556), troviamo Micottis.
La storia
Pers era composto, fino al tremendo terremoto del 1976, da tre distinti borghi: Borgo di Mezzo e Borgo Mulinars che erano i più grandi e costituivano il nucleo più importante del paese e Borgo Sgarban, che era il più piccolo e si trovava più a est, poco oltre il cimitero e la chiesetta. In seguito ai danneggiamenti irreversibili causati dai sismi di maggio e soprattutto di settembre 1976, tutti i fabbricati vennero completamente demoliti. Si riuscì a salvaguardare soltanto lo scantinato della scuola elementare e la fontana del “Žablek”. Anche questi due resti di Pers, senza alcuna manutenzione, si sono lentamente deteriorati. Da ricerche più approfondite, eseguite negli anni successivi al sisma, sembra che l’epicentro non fosse stato il Monte San Simeone, come in un primo tempo sostenuto degli esperti, ma proprio la zona compresa fra Pers e Cesariis meglio identificata nel Cuel di Lanis.
Pers era composto, fino al tremendo terremoto del 1976, da tre distinti borghi: Borgo di Mezzo e Borgo Mulinars che erano i più grandi e costituivano il nucleo più importante del paese e Borgo Sgarban, che era il più piccolo e si trovava più a est, poco oltre il cimitero e la chiesetta. In seguito ai danneggiamenti irreversibili causati dai sismi di maggio e soprattutto di settembre 1976, tutti i fabbricati vennero completamente demoliti. Si riuscì a salvaguardare soltanto lo scantinato della scuola elementare e la fontana del “Žablek”. Anche questi due resti di Pers, senza alcuna manutenzione, si sono lentamente deteriorati. Da ricerche più approfondite, eseguite negli anni successivi al sisma, sembra che l’epicentro non fosse stato il Monte San Simeone, come in un primo tempo sostenuto degli esperti, ma proprio la zona compresa fra Pers e Cesariis meglio identificata nel Cuel di Lanis.
Nel paese, di chiare origini slave come gran parte della fascia più orientale del Friuli Venezia Giulia, tutti parlavano il dialetto “ponasin”, anche se alcune famiglie non disdegnavano a parlare pure il friulano, imparato in seguito ai continui contatti con Gemona ed Artegna, e da alcune fanciulle che, provenienti dal tarcentino, si sposarono con giovani del luogo. Come a Pers anche nella vicina Flaipano, fino agli anni sessanta, si parlava il medesimo dialetto. La prima volta che si trovò la denominazione di Pers (conosciuta nei tempi remoti probabilmente come Sclavons) nell’antica documentazione fu nel 1287, quando Enrico Di Prampero acquisì la sua giurisdizione, assieme a quella della vicinissima Flaipano.
Dal 1819, qualche anno dopo Flaipano, Pers venne aggregato al Comune di Montenars. Dopo oltre cento anni, in seguito al decreto regio dd 10 ottobre 1928, anche Montenars subì un’aggregazione venendo incorporato nel Comune di Artegna, con decorrenza 01 gennaio 1929. Parecchi influenti personaggi dell’epoca pretendevano che Montenars fosse aggregato a Gemona del Friuli anziché ad Artegna che era comunque più facilmente raggiungibile dalla popolazione. Al termine del secondo conflitto mondiale, dopo oltre 18 anni, Montenars riuscì a riconquistare la propria indipendenza con decorrenza 01 febbraio 1947. Dopo varie vicissitudini si giunse al 2016 quando diventò nuovamente d’attualità la fusione con il Comune di Gemona del Friuli. Corsi e ricorsi storici della storia. Un referendum “parziale” vide prevalere di gran lunga il Si a Gemona del Friuli ma a Montenars prevalse in No. Dopo varie diatribe il progetto fu accantonato.
In seguito a parecchi anni di lotte e di proteste, iniziate agli albori degli anni ’30, immediatamente dopo il passaggio al Comune di Artegna, soltanto con il decreto del Presidente della Repubblica n.59 del 14 gennaio 1959, Pers riuscì ad ottenere l’autorizzazione a passare dal Comune di Montenars a quello attuale di Lusevera, anche se, da allora, purtroppo non fu mai stato tenuto nella dovuta considerazione.
La chiesa
Ecclesiasticamente parlando Pers dipendeva, fin dagli inizi del 1600, dalla parrocchia di Montenars e solo nel 1845 passò a quella di Santa Maria Maddalena di Flaipano. Fino al 1948, quando terminarono i lavori di costruzione della chiesa, era comunque sprovvisto di luoghi di culto e solo nel 1890 venne portata a termine la costruzione del piccolo cimitero.
Parecchi anni dopo il cambio del Comune di appartenenza, passò alla forania di Tarcento, entrando a far parte della parrocchia di Pradielis e Cesariis.
Il lungo periodo di isolamento
Ecclesiasticamente parlando Pers dipendeva, fin dagli inizi del 1600, dalla parrocchia di Montenars e solo nel 1845 passò a quella di Santa Maria Maddalena di Flaipano. Fino al 1948, quando terminarono i lavori di costruzione della chiesa, era comunque sprovvisto di luoghi di culto e solo nel 1890 venne portata a termine la costruzione del piccolo cimitero.
Parecchi anni dopo il cambio del Comune di appartenenza, passò alla forania di Tarcento, entrando a far parte della parrocchia di Pradielis e Cesariis.
Il lungo periodo di isolamento
Per quanto riguarda le vie di comunicazione, eccezion fatta per una fitta ragnatela di sentieri, Pers rimase isolato dal resto del mondo fino al 1973, quando venne completata la strada comunale, che lo collega a Cesariis. Prima di allora i suoi abitanti, per raggiungere Cesariis e Pradielis, oppure Montenars ed Artegna, erano costretti a sobbarcarsi lunghe e faticose camminate su sentieri o su mulattiere.
I primi servizi per gli abitanti
I primi servizi per gli abitanti
Il paese era privo dei più comuni servizi pubblici fino alla fine degli anni ’50, quando fu fornito dell’energia elettrica e, poco più tardi, venne raggiunto anche dal telefono con una linea telefonica che proveniva da Flaipano. Nel 1947 i suoi abitanti, lavorando gratuitamente per mesi e mesi, riuscirono a realizzare l’acquedotto. Fortunatamente si approfittò anche di un sensibile contributo, per l’acquisto di tubature, erogato dal governo inglese. Fino al terremoto le abitazioni erano comunque ancora sprovviste di acqua corrente, per cui l’approvvigionamento idrico avveniva esclusivamente presso le poche fontane pubbliche. Come spesso accade, il paesello riuscì ad avere a disposizione i più comuni servizi soltanto quando la popolazione si era ridotta a una ventina di unità. Solo pochi anni dopo, anche queste furono purtroppo costrette ad abbandonare la località per ricostruire l’abitazione altrove.
Attività sul territorio e le migrazioni
Per la conformazione geografica della zona, era impossibile intraprendere altre attività che non fossero l’allevamento bovino, l’attività boschiva e qualche piccola coltivazione. Dei lavori agricoli se ne occupavano, nella maggior parte dei casi, le donne ed i bambini, mentre gli uomini erano costretti ad emigrare in cerca di un lavoro più redditizio per il sostentamento della propria famiglia. La maggior parte di questi trovava occupazione nelle attività boschive, in particolar modo nella zona del tarvisiano, o nell’attività edilizia, soprattutto all’estero ed in provincia di Genova, dove ancor oggi si contano decine e decine di oriundi. Nei primi decenni del ‘900, le migrazioni furono soprattutto stagionali ma si verificarono anche parecchie migrazioni in Sudamerica, specialmente in Argentina, nella maggior parte dei casi senza ritorno. Di parecchie di queste persone si persero anche le tracce.
Il calo di abitanti
Poco prima del secondo conflitto mondiale, la popolazione raggiungeva comunque oltre 300 abitanti, che si sono drasticamente ridotti agli inizi degli anni ’50.
Il calo di abitanti
Poco prima del secondo conflitto mondiale, la popolazione raggiungeva comunque oltre 300 abitanti, che si sono drasticamente ridotti agli inizi degli anni ’50.
Nel 1959, data del trasferimento del Comune, si contavano ancora un centinaio di persone residenti poi ridottesi soltanto ad una ventina, nel 1976. Nei giorni successivi al terremoto, sfollarono tutti - provvisoriamente ospitati nella tendopoli di Pradielis - e rimasero a Pers soltanto Doro Cragnolini (Doro Sulìn) e la madre Eugenia Crapiz (Gjenia Rosiče) nel Borgo Sgarban e Pietro Crapiz (Pirin) nell’altro borgo. Dopo qualche mese anche Pietro si trasferì a Pradielis e visse, per lunghi anni, in un box in lamiera costruito sulle rive del Torrente Torre lasciando così soli Doro ed Eugenia. Eugenia morì nel 1996, all’età di novant’anni ed il 21 novembre 2009 ci lasciò pure Doro, che negli ultimi anni visse assieme alla sorella Paolina ed ai nipoti, rientrati da Genova, a Cesariis.
Il paese disabitato
Da quella data, Pers fa parte di quei paesi del Friuli che risultano completamente disabitati, ad esclusione di qualche fine settimana o del periodo estivo, quando rientrano al paese natio, per le vacanze, le poche persone che hanno deciso di ricostruire la propria abitazione.
Da quella data, Pers fa parte di quei paesi del Friuli che risultano completamente disabitati, ad esclusione di qualche fine settimana o del periodo estivo, quando rientrano al paese natio, per le vacanze, le poche persone che hanno deciso di ricostruire la propria abitazione.
Gli animali selvatici, unici residenti in pianta stabile
Per il resto dell’anno, i padroni della zona sono soltanto gli animali selvatici che sono liberi di scorazzare in lungo ed in largo anche nelle vicinanze delle abitazioni. Molto spesso, si possono notare caprioli e lepri, che camminano tranquillamente anche sull’asfalto della strada comunale. I cinghiali, particolarmente in alcune stagioni dell’anno, sono abbastanza numerosi. Negli ultimi anni sono stati avvistati, nei pressi delle abitazioni, oltre ai caprioli, lepri, camosci e tassi, anche il cervo, la lince e l’orso.
Lo spopolamento delle montagne
Lo spopolamento delle montagne
I tempi cambiano, e la montagna, nonostante certi sproloqui dei politici, appare inesorabilmente destinata a spopolarsi. Pers rappresenta un esempio reale di queste inevitabili trasformazioni. Non è però scontato che in futuro, a causa della grave crisi, non si torni a vivere in montagna ed a coltivare nuovamente i campi.