Mi chiamo Tiziano Cher e sono nato a Pradielis
(uno degli ultimi del paese nato fra le mura domestiche) di Lusevera, il 04 novembre 1957, dove vissi fino al 01 settembre 1990, giorno del mio matrimonio. Da quella data mi trasferii a Tricesimo, dove vivo tuttora assieme a Laura e Lorenzo, ma ho sempre mantenuto saldi contatti con il paese natio dove, fra l’altro, ha vissuto mio padre fino al 27 novembre 2015. Dato che mia mamma Mafalda Lazzaro era originaria di Pers trascorsi, durante la mia infanzia, gran parte delle vacanze estive proprio a Pers e più precisamente nel Borgo Sgarban, ospite dei nonni Ernesto Lazzaro (Kuajn) e Regina Martinelli (Balicesa).
I miei genitori mi portavano a Pers al termine della scuola e mi riportavano a casa alla fine di settembre. Quando nel tardo pomeriggio della domenica, mi lasciavano dai nonni per tornare, a piedi, verso Pradielis li seguivo con lo sguardo dal “belvedere” di Borgo Sgarban chiamato “Rauna” fino a quando scomparivano oltre il cocuzzolo del “Priedoue”, che è lo spartiacque fra la vallate di Pers e quella di Pradielis, da dove poi scendevano a Cesariis. Considerando che papà Berto non possedeva un’auto, per andare a far visita ai nonni, la maggior parte delle volte percorrevamo a piedi il tragitto Pradielis-Pers e ogni tanto utilizzavamo, esclusivamente per l’andata, i taxi di “Vigin Bacin” o di “Livo Punič”.
Fino alla fine degli anni ’70 poche famiglie del Comune possedevano un’auto propria, per cui, a Pradielis, esistevano ben due autorimesse che fornivano il loro servizio anche alle frazioni di Cesariis, Vedronza, Musi ed appunto Pers, dove la strada comunale giunse soltanto nel 1973. In precedenza l’arteria terminava in località “Podlopatizza” e qualche anno dopo in località “ Driegnizza“. Da lì in poi bisognava comunque proseguire a piedi per un chilometro abbondante.
Quando le figure di mio fratello e dei miei genitori non erano più visibili ai miei occhi, ritornavo piangendo dai nonni, perché desideravo ritornare a Pradielis anch’io. Dopo una bella dormita, il giorno dopo però la tristezza era già scomparsa ed il nuovo tran-tran giornaliero ricominciava. Naturalmente quando, alla fine di settembre, ritornavo a casa, per l’inizio della scuola, succedeva la cosa inversa. Spesso, nei fine settimana, quando i miei genitori e mio fratello Donato venivano a farmi visita rientravano a casa portando con loro chili e chili di frutta (ciliegie, susine, mele, pere ecc) che veniva prodotta in abbondanza, nelle proprietà del nonno, fino al termine degli anni ‘80.
Appena grandicello passavo le mie giornate aiutando il nonno nella fienagione, nei lavori dei campi ed anche a vendemmiare. Nonno Ernesto mi insegnò molto presto ad adoperare la falce per segare l’erba. Una delle attività che più odiavo era quella di togliere le erbacce (pleul) che crescevano in mezzo alle piante di granoturco.
Ricordo sempre, con parecchio piacere, l’ottima polenta e il frico di patate che cucinava il nonno, che venivano sempre accompagnate da un bicchiere di frizzantino vino americano. Il nonno non voleva che alcuno lo aiutasse a mescolare la polenta, perchè aveva una tecnica personale, basata soprattutto sulla quantità di fuoco che doveva essere distribuita con una certa regolarità durante la cottura ed aumentata soltanto negli ultimi minuti. Una delle carni che veniva utilizzata maggiormente era quella dei conigli che i miei nonni allevavano nella stalla della “Podolinica”. Per merenda, nel pomeriggio, solitamente bevevo lo zabaione preparato con le uova prodotte dalle galline ruspanti che ogni famiglia allevava. A quel tempo alle galline non veniva mai somministrato il mangime ma soltanto granoturco, pastone o certi scarti della cucina.
Naturalmente le vecchie abitazioni erano ancora sprovviste di acqua corrente e quindi tutte le famiglie dovevano rifornirsi alle fontane pubbliche sia per le necessità domestiche che per abbeverare gli animali. Siccome la strada comunale, rigorosamente bianca, arrivava soltanto ad un chilometro e mezzo circa dall’abitato nessuno possedeva biciclette o ciclomotori e tutti raggiungevano i paesi vicini a piedi, percorrendo soltanto i numerosi sentieri e le mulattiere.
Tempo permettendo qualche volta, nel pomeriggio, andavo a far visita alla cugina materna Petronilla Marchiol (Muscen) ed alla cara zia Amalia, sorella di mia nonna, prima che tutta la famiglia si trasferisse a Genova dove già viveva la figlia Alda. Il marito Emidio lavorava, assieme allo zio Lino, in un’azienda edile nei pressi di Parigi. In quell’occasione approfittavo per assistere alle prime trasmissioni televisive in quanto fino agli inizi degli anni ’70, a Pradielis, non avevamo ancora il televisore a causa dei gravi problemi per la ricezione del segnale. Ovviamente anche a Pers la visibilità non era delle migliori, ma ci si accontentava comunque.
Dato che mia nonna era spesso ammalata e non era, quindi, sempre disponibile a parlare con me, per intrattenermi durante la giornata, se non seguivo il nonno, mi recavo dalla carissima vicina di casa Remigia Di Lenardi (originaria di Pradielis e conosciuta come Migia o Migjata) che, a differenza della nonna, parlava in continuazione e mi raccontava le storie più impensabili. Mi raccontava gli avvenimenti che le erano successi durante la sua vita, in particolare a Pers dopo il matrimonio. Alcuni erano veritieri mentre altri venivano inventati da lei. Per la prima volta mi raccontò le avventure dello “Scarific”, della “Morà” e la leggenda del grosso masso che si trova alle pendici del Monte Cuel di Lanis in località “Lopata”. Assieme a tante altre, mi raccontava anche storielle, che a me piacevano molto, che incutevano un certo timore così, quando scendeva la notte, avevo paura di uscire dalla casa dei nonni anche solo per andare a dormire poichè per accedere alle camere dovevo salire esternamente, al buio, una decina di scalini. Ricordo che quella signora, dal fisico possente, aveva una salute di “ferro”. Molto spesso camminava scalza, anche con la gerla piena d’erba o con il fascio di fieno sulle spalle, e non aveva mai nemmeno un raffreddore.
Trascorrevo molte ore della giornata anche in compagnia di suo marito Emilio (Milio Kucjer) con il quale andavo a catturare piccoli merli nei nidi e poi l’aiutavo ad allevarli in cattività. Raccoglievo cavallette nell’erba e le portavo ai merli che ne erano molto ghiotti. Solitamente i merli della prima nidiata sopravvivevano con maggior facilità rispetto a quelli delle nidiate successive. I merli nidificavano per la prima volta quasi fra l’erba, mentre per la seconda o la terza nidiata costruivano la loro casa via via più in alto sugli arbusti. Emilio oltre ad essere un appassionato di uccelli (infatti possedeva anche un’uccellanda), era un ottimo cacciatore. A volte, nel tardo pomeriggio, lo accompagnavo anche in qualche breve battuta di caccia. E’ stato proprio Emilio a costruirmi la prima cerbottana e la prima fionda. Grazie a lui ho iniziato a mangiare per la prima volta carne di selvaggina.
Fino agli inizi degli anni ’70 gran parte dei Brieseni si recavano ancora, a falciare il fieno, in alta montagna in quei luoghi dove la vegetazione arborea non aveva ancora preso il sopravvento. Ci sono andato anch’io varie volte, in particolare con Petronilla e con suo padre Domenico. Ricordo che in quegli anni molti appezzamenti di terra, in montagna, venivano sottoposti a rimboschimento con conifere tramite un consorzio boschivo. Va rimarcato che nonostante una miseria più accentuata rispetto ai giorni nostri, le persone erano più allegre e spensierate ed era frequente sentir cantare a squarciagola nei prati i contadini durante la fienagione. Certamente lo stress non esisteva ed ancor meno l’invidia e tutte le famiglie si aiutavano vicendevolmente con uno spirito di solidarietà impressionante. L’unica cosa da rispettare assolutamente erano i confini degli appezzamenti di terreno: guai tagliare un po’ d’erba nel terreno del vicino.
Non c’erano molti ragazzi della mia età con i quali poter giocare, e non c’erano nemmeno tutti i giochi che i bimbi d’oggi possiedono. Nonostante ciò riuscivo comunque a trascorrere ugualmente la giornata in allegria e serenità e spesso giocavo con la cerbottana, costruita con il legno di sambuco, e con la fionda. A volte seguivo qualche trasmissione radiofonica ed un po’ di musica. A pranzo immancabilmente si ascoltava la trasmissione dove venivano scambiati gli auguri accompagnati dalla dedica di canzoni di Radio Capodistria. Qualche volta, quando Aldo Purcu giungeva da Genova a far visita ai nonni “Gnesa” e “Uigj Blasic” approfittavo di giocare con lui. Poiché gran parte del terreno era scosceso e non era facile giocare a calcio, aspettavamo con ansia che venissero falciati i prati più pianeggianti e quindi davamo sfogo alla nostra esuberanza giovanile utilizzando un pallone in cuoio che era quasi completamente scucito. Qualche volta mi recavo a giocare nell’altro borgo con i cugini Franco Durlicco e Dino Martinelli che erano poco più grandicelli di me.
Quasi ogni sera, se le condizioni atmosferiche lo permettevano, accompagnavo il nonno o la Migja che portavano il latte nella latteria turnaria, che si trovava in Borgo di Mezzo. Per il trasporto utilizzavano il tipico contenitore, chiamato “banda”, caricato sulle spalle. A me, che avevo otto - dieci anni, affidavano un piccolo contenitore in latta riempito con pochi decilitri di latte.
Dopo il terribile terremoto del 1976, i nonni e lo zio Lino, che dopo oltre 25 anni di lavoro in Francia era rientrato definitivamente in patria, si trasferirono a Pradielis dove, dopo aver vissuto per qualche anno nei prefabbricati, ricostruirono l’abitazione adiacente alla nostra. Nonostante ciò ritornavo comunque abbastanza spesso a Pers, non più a piedi ma con la mia FIAT 126 rossa, soprattutto per aiutare nonno Ernesto, che ancora per parecchi anni continuò a coltivare la vite e a seminare le patate ed il granoturco.
A metà degli anni ’80 i miei genitori costruirono un prefabbricato in cemento a Borgo Sgarban approfittando del fatto che la mamma era ancora iscritta ai Coltivatori Diretti. Il sito dove sorgeva Borgo Sgarban, dopo il terremoto, era stato considerato zona verde, per cui non si potevano più costruire immobili di civile abitazione, ma soltanto magazzini agricoli. Dal 1990 in poi, andavo a Pers sempre con minor frequenza dato che, oltre al matrimonio, ero sempre più impegnato a gestire numerose attività per conto dell’Associazione Sportiva Alta Val Torre. Nell’Associazione Sportiva ho iniziato a collaborare nel lontano 1973, quando avevo soltanto sedici anni, come magazziniere ed addetto agli spogliatoi ma con il raggiungimento della maggiore età assunsi la segretaria dell’Associazione e successivamente anche l’incarico di cassiere forte del mio diploma di ragioniere.
La mia attività di volontariato, per la vallata, si è protratta per oltre quarant’anni. Negli ultimi anni collaboravo, come esterno, nella Pro Loco per poter organizzare le marcelonghe. Durante questi lunghi anni ho contribuito ad organizzare, fra l’altro, anche le ventisette marcelonghe “Valli del Torre” che si svolgevano la seconda domenica di luglio con partenza dal campo sportivo e ventisette marcelonghe “Camminiamo insieme” che avevano luogo a Villanova delle Grotte in occasione dei festeggiamenti dell’Assunta. Ho Ideato e realizzato, spronato ed aiutato soltanto dal compianto Presidente, ed ex Sindaco, Franco Negro, l’attività dei Percorsi Circolari che è stata sospesa definitivamente dopo oltre dieci anni. Era la prima iniziativa del genere in Friuli Venezia Giulia mentre in Veneto e Lombardia era un’attività abbastanza comune. Quest’iniziativa è stata molto apprezzata dai marciatori FIAP ed anche dai semplici escursionisti. Specialmente nelle giornate festive era consueto incontrare file di persone che camminavano allegramente. Ogni anno si registravano centinaia e centinaia di partecipanti che raggiungevano Lusevera anche da fuori regione e dalle vicine Austria e Slovenia.
Dopo oltre trent’anni sono stato, purtroppo, sollevato dal mio incarico all’interno dell’Associazione Sportiva per un problema puramente partitico. “La classica epurazione degli avversari politici”. Mi ero permesso di criticare, essendomi candidato in una lista civica di opposizione nelle elezioni comunali del 2000, il Sindaco uscente Claudio Noacco come normalmente succede in campagna elettorale. A causa di ciò, l’amico fraterno del Sindaco, Gabriele Lendaro che sponsorizzava la nostra squadra di calcio amatoriale con la propria ditta Vertikal, un mese dopo le elezioni, in conseguenza di un vivace scambio di accuse con il sottoscritto, ha intimato al presidente Guido Marchiol, che in seguito alle elezioni era diventato anche Vicesindaco del Comune di Lusevera, il mio allontanamento dalla segretaria, pena la revoca della sponsorizzazione nella stagione successiva. Io, senza grosse difficoltà, ho contattato altri due sponsor, che erano disponibili a darci anche più quattrini, ma in Consiglio Direttivo il Presidente Guido Marchiol, sostenuto a malincuore dalla maggioranza dei Consiglieri, ha avuto il coraggio di affermare “preferiamo lo sponsor al segretario” e mi ha indicato la porta d’uscita. Sarei potuto rimanere consigliere ma senza l’incarico di segretario. Naturalmente non accettai questo assurdo compromesso e quindi tolsi il disturbo.
Si trattava evidentemente di una vendetta per quanto avevo affermato durante la campagna elettorale contro il sindaco uscente, e poi rieletto, ed anche per le mie critiche verso l’attività “dubbia” dello sponsor che a distanza di soli quattro mesi si rivelarono profetiche. L’imprenditore è finito infatti in guai giudiziari assieme al Sindaco di Nimis Renato Picogna ed ha avuto la sventura di assaporare il fresco delle cantine di via Spalato a Udine per qualche mese. Anche il Sindaco Claudio Noacco, a causa di queste vicende, per parecchi mesi è rimasto rinchiuso (?) agli arresti domiciliari. Questi sono stati il ringraziamento e la riconoscenza che mi sono stati riservati dopo oltre trent’anni di ininterrotto, e soprattutto gratuito, servizio a favore dell’intera comunità dell’Alta Val Torre.
Per vari mandati ho fatto parte anche dell’Amministrazione Comunale di Lusevera, gran parte in qualità di Consigliere. Per un anno soltanto ho ricoperto pure l’incarico di Assessore allo Sport, volontariato ed Assistenza, che ho abbandonato a malincuore perché il mio carattere duro e poco diplomatico e accondiscendente mal si combinava con la figura del politico. Per oltre un anno ho aiutato Suor Carla a seguire l’amministrazione delle Case Famiglia di Pradielis e Villanova. Dopo un lungo e dispendioso percorso di ricerca, con la collaborazione di esperti del lavoro e commercialisti ero riuscito ad individuare l’unico “modus operandi” possibile per la gestione delle citate case famiglia che ho proposto al Sindaco Maurizio Mizza ed alla Giunta Comunale. Dato che il piano prevedeva una leggera lievitazione dei costi e qualche regola in più da rispettare è stato bocciato completamente dalla giunta e si è continuato con l’”allegra gestione” già adottata in passato.
Quando il Sindaco Franco Negro è stato costretto alle dimissioni per un guaio giudiziario mi era stata proposta, e quasi imposta, la possibilità di diventare Sindaco di Lusevera. Nonostante qualche pranzo e qualche cena, organizzati nel tentativo di convincermi, ho rifiutato l’incarico in quanto, a differenza di altre persone che farebbero salti mortali per raggiungere la sedia più importante del Comune, non mi ritenevo all’altezza della situazione. Nella vita bisogna avere il coraggio anche di riconoscere i propri limiti dovuti essenzialmente ad un carattere abbastanza difficile. Proprio per questo ho avuto due duri contrasti con il tecnico di fiducia del Comune, tal architetto Giuliano Nimis (sciagurato progettista dell’Albergo Ai Ciclamini di Passo Tanamea e del Terminal di Villanova delle Grotte) al quale ho imposto, con determinazione, due scelte che i consiglieri della frazione di Pradielis avevano fatto e che andavano contro la sua “deontologia professionale”. Dopo la seconda discussione, nelle quale volarono parole anche piuttosto pesanti, l’architetto non si è più vedere a Lusevera. Non ho compreso mai se questa sua dipartita fosse stata una scelta già maturata in precedenza oppure se la motivazione fosse da addebitare al fatto di aver trovato sulla sua strada una persona “non accondiscendente” ai suoi “dictat” come in precedenza faceva l’Amministrazione Comunale. E’ quasi scandaloso il contenuto della delibera, adottata dal Consiglio Comunale, che giustificava l’abbassamento di un piano dell’Albergo “Ai Ciclamini” per poter sopperire alle spese, inaspettate (!!!!) per la predisposizione degli impianti elettrici ed idrici che il progettista sopracitato non aveva previsto in sede di stesura del progetto originario: cose inaudite. Invece di dargli il benservito e chiedere i danni è stata votata una delibera che attualmente chiede ancora vendetta. Non serve andare fino a Roma per trovare la mala-amministrazione. Dispiace pensar male ma anche in questa situazione le cose non sono state molto chiare. Io non c’ero, ma se ci fossi stato le cose non si sarebbero risolte certamente in questo modo.
Nel 1990 ho allestito, con la collaborazione di Andrea Premoselli e di Denis Tomada, anche il sito "altavaltorre" nel quale ho fatto inserire tutte le informazioni utili per descrivere i percorsi circolari e i percorsi per mountain-bike che nel frattempo avevo individuato, rilevato e trasferito su mappe in collaborazione con Carlo Favot, noto esperto di cicloturismo, itinerari, piste ciclabili e sicurezza stradale a livello nazionale. Sul sito si trovavano inoltre informazioni relative ai locali pubblici della vallata e su tutte le attività che si potevano svolgere: dall’arrampicata al parapendio, dall’escursionismo in alta montagna alla pesca sportiva sul torrente Torre.
Naturalmente dopo l’allontanamento, mi è stata tolta immediatamente anche la supervisione di tale sito che in seguito è stato “rifatto e stravolto”. Una sua importante sezione non è stato nemmeno più ripubblicata. Si è approfittato di rifarlo attingendo al consistente fondo cassa che ero riuscito ad accantonare con una oculata amministrazione dell’Associazione Sportiva. Dal 2008, il sito non è stato mai più aggiornato e parecchie sezioni non funzionavano più correttamente ma nessuno si preoccupava di provvedere alla sua sistemazione ed al suo aggiornamento. Per anni si poteva consultare l’elenco delle manifestazioni che si erano svolte nel 2008. Era stata l’ultima cosa che ero riuscito ad inserire dopo aver contattato, di nascosto, la ditta che aveva curato la costruzione del sito.
Poiché, dal 2012, il dominio non è più stato rinnovato, il dominio altavaltorre.com nel 2014 finì nelle mani di una ditta giapponese di “dubbia moralità” mentre il dominio altavaltorre.it fu utilizzata da una ditta che vendeva abbigliamento. Purtroppo questo cambio di gestioni ha portato, inevitabilmente, alla perdita completa di tutta la documentazione contenuta all’interno del sito originario e messa assieme in lunghi anni di lavoro. Nonostante numerosi solleciti presso persone influenti atti a far sistemare la questione non se ne fece nulla. Anzi l’Amministrazione Comunale ha continuato a pubblicizzare la valle facendo riferimento al sito in questione. Ai lati dell’entrata della sede municipale c’erano due cartelli che invitavano a recepire informazioni sull’Alta Val Torre visitando il sito "altavaltorre.com" (al momento non esiste più). Senza dubbio una pubblicità di impatto molto forte: non c’è limite all’indecenza.
Ho contribuito per ben due volte a rifondare la locale Pro Loco. La prima volta fu alla fine degli anni ‘70 assieme agli amici Ariodante Ruffini, gestore di un bar a Pradielis, e Gino Basso, allora responsabile dell’Ufficio Postale di Vedronza. La Pro Loco funzionava piuttosto bene ed organizzava parecchie attività atte allo sviluppo del turismo nella Valle. Organizzava la festa di San Camillo a Vedronza e per la prima volta ha organizzato una marcialonga nella valle.
Il tracciato della prima marcialonga era, a dir poco, massacrante. Si partiva infatti davanti alla sede municipale per scendere verso l’albergo Stefanutti. Da qui, attraversato il torrente Vedronza, si saliva verso Stella, lungo il sentiero poichè l’attuale pista forestale ancora non c’era, per poi raggiungere Flaipano. Da Flaipano dopo essere scesi nuovamente sul torrente già nominato si saliva a Pers. Da Pers si proseguiva verso Cesariis, Pradielis per raggiungere Micottis. Da Micottis si saliva il Gran Monte per scendere, dopo una lunga traversata, sulla strada che da Micottis conduce a Monteaperta. Da qui si rientrava in direzione di Villanova delle Grotte per concludere finalmente l’itinerario a Vedronza. L’anello complessivamente misurava almeno una quarantina di chilometri, la segnaletica era molto scarsa, i ristori quasi assenti (c’era ancora qualche osteria che veniva utilizzata per rifocillarsi) e i controlli non esistevano. La partenza era prevista per le 8,30 e l’ultimo concorrente terminò la camminata verso le 18,00. Parteciparono un centinaio di persone e tutti riuscirono a raggiungere il traguardo sani e salvi: un vero miracolo. Forse ci aiutò San Camillo. Fra i primi ad arrivare al traguardo ci fu Stefano Marchiol di Musi. Dall’anno successivo la marcia entrò a far parte del circuito FIASP e l’itinerario più lungo era di “soli” quindici chilometri.
Dato che il direttivo della Pro Loco era essenzialmente composto da “sinistroidi” è stato fatto un bliz dalla “Balena Bianca”, che governava il Comune di Lusevera, che portò alla presidenza Manuela Culino di Pradielis. Purtroppo dopo soli due anni un dissesto finanziario ed il solito disinteresse strisciante ha contribuito a far chiudere l’attività. Della serie “piuttosto che lo facciano gli altri meglio non si faccia nulla”. Cose che naturalmente avvengono ancora oggi. Si perde il pelo ma non il vizio.
Agli inizi del 2000 gli amici Igino Pizzamiglio e Luigi Di Rubbo mi chiesro di dar loro una mano per ricostituire per la seconda volta la Pro Loco. Come al solito accettai immediatamente provvedendo alla stesura dello statuto e degli altri documenti necessari. Ricordo che c’erano grossi ostacoli da superare poiché, anche in questo caso, l’Amministrazione Comunale, ottusa e naturalmente di tendenze opposte a quelle dei promotori, voleva metterci il bastone fra le ruote per non far andare a buon fine l’iniziativa anziché sostenerla. Nonostante ciò riuscimmo a votare il nuovo statuto, il Consiglio Direttivo ed il nuovo presidente che fu Igino Pizzamiglio. Poiché nel Consiglio Direttivo vennero elette alcune persone che mal sopportavo decisi di togliere il disturbo e fu così che, mancando i personaggi trainanti, necessari in tutte le associazioni si può ben dire che la Pro Loco “morì già prima di nascere”. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: un ringraziamento vada a chi “ha voluto mettere il naso dappertutto” pur non essendo in grado e non avendo la volontà di far qualcosa di positivo.
Per tre anni feci parte anche del Consiglio Direttivo del GELGV di Villanova delle Grotte. Nonostante l’insistenza dell’amico Mauro e del Consiglio al completo abbandonai la carica dal momento che non riuscivo a seguire bene le diverse attività che avevo in piedi.
Negli anni 2011 e 2012, su indicazione degli amici Gianni e Bepi di Villanova delle Grotte accettai, sebbene con parecchie riserve, di gestire l’amministrazione del Gruppo Alpini Val Torre. Seguii le indicazioni dateci dal consulente fiscale e cercai di rimettere in sesto la situazione amministrativa. Dopo solo due anni, siccome il Capogruppo Dario Molaro voleva proseguire a modo suo senza rispettare alcuna regola, mi ritirai in buon ordine. Purtroppo anche in questo caso le vicende mi diedero ragione. Dopo qualche anno quando venne eletto il nuovo capogruppo Ambrogio Balzarotti, questi si trovò davanti ad una situazione che definire “intrigante” è solo un eufemismo.
Nel 2009 abbandonai completamente l’attività riguardante il podismo, perché non avevo ottenuto alcun appoggio da parte dell’Amministrazione Comunale che anzi, molto spesso, come si suol dire, “mi remava contro”. In nessun altro Comune del comprensorio avrei subito un trattamento simile. Dato che non ero “allineato e coperto” e non perdevo l’occasione per criticare l’immobilismo dell’Amministrazione Comunale, quest’ultima fece di tutto per sminuire la mia attività ed inoltre offendere, in varie occasioni, la mia persona. L’Amministrazione preferiva “IL NULLA” a quello che strenuamente riuscivo a portare avanti, rigorosamente da solo, per poter in qualche modo sviluppare il turismo. Purtroppo, come presumevo, nessuno mi subentrò nell’organizzazione dell’attività FIASP così dal 2009 non ebbe più luogo la tradizionale marcialonga “Valli del Torre”, che era giunta alla 27^ edizione e venne sospesa anche l’attività dei Percorsi Circolari che era molto apprezzata sia dai marciatori che dai normali escursionisti.
Così vanno le cose in questa valle di lacrime.
E’ giusto rimarcare che la voce messa in giro, ad arte, da qualcuno per screditare la mia persona “state attenti a Tiziano, che se è stato allontanato da tutte le associazioni può voler ben significare qualcosa” è priva di ogni fondamento perché questa persona è l’unica ad avermi congedato anzitempo ed in “malo modo”. Da tutti gli altri incarichi che avevo assunto mi sono sempre ritirato di mia iniziativa, o perché avevo troppo da fare o perché mi trovavo in contrasto con coloro che preferivano “criticare piuttosto che lavorare”: e più di qualcuno ci è rimasto male per le mie scelte. Purtroppo i risultati sono sotto gli occhi di tutti: l’Associazione Sportiva che fin quando c’ero io, oltre al calcio organizzava l’attività FIASP e le attività per i ragazzi (corse campestri, corsi di nuoto, corsi di sci ecc.) ora si limita a gestire la sola squadra di calcio amatori. Io convocavo regolarmente con avvisi pubblici, come previsto dallo statuto, l’assemblea sociale ma da quasi una decina d’anni nessuno ha mai più visto una convocazione di assemblea. La Pro Loco Alta Val Torre come già detto “è morta già prima di nascere” e si limita ad organizzare (come prestanome) due festicciole di una giornata a Micottis e a Pradielis. Come l’Associazione Sportiva anche la Pro Loco non ha mai pubblicato avvisi di convocazione di Assemblee annuali, come previsto dallo statuto che abbiamo votato a suo tempo, e nessuno sa nemmeno chi sono i componenti del direttivo.
Da quando non fui più impegnato nelle varie attività sociali, visto che non mi è mai riuscito di “rimanere con le mani in mano”, pensai di passare il mio tempo libero a Pers. Iniziai, di buona lena, a sistemare e ripulire il sito attorno a Borgo Sgarban e nella zona dove si trovano il cimitero e la chiesetta. Prima toglievo il sottobosco infestante ed i piccoli cespugli e poi abbattevo le piante più grosse, previa autorizzazione dei vari proprietari. Preparavo loro la legna, ai lati della strada, pronta soltanto per essere caricata su un mezzo per il trasporto a casa. Eseguivo tutti i lavori gratuitamente e qualcuno non mi ha nemmeno ringraziato. Dal 2000 provvedo a tenere in ordine e privo di erbacce il piccolo cimitero dove in precedenza, l’erba, che veniva falciata massimo due volte all’anno, cresceva più alta delle croci; dal 2007 inoltre provvedo a piantare centinaia di tagete così da rendere il minuscolo cimitero, completamente fiorito, e quindi “unico” nella zona. Anche se questo, come sempre succede, a più di qualcuno non è gradito e dà comunque fastidio.
Nel 2010, io e mio fratello Donato abbiamo provveduto a risistemare il prefabbricato dove sono solito soggiornare nei fine settimana. Durante la notte il silenzio è completo, tant’è che sembra di essere fuori dal mondo. Si sentono soltanto rumori provocati da animali selvatici molto numerosi nella zona ed i versi del gufo, della civetta o di altri uccelli notturni. Nelle prime ore del mattino il risveglio è accompagnato da un quasi assordante cinguettio di un’infinità di uccelli.
Un giorno, salendo verso Pers, notai che sul segnale stradale PERS, oramai arrugginito dal tempo ed ora rimosso, qualche bontempone aggiunse una “O”, per cui le persone che passavano leggevano “PERSO”. Memore del passato, questo fatto mi colpì profondamente facendomi riflettere parecchio. Ho iniziato così la mia ricerca al fine di costruire il presente sito internet dove ho inserito il maggior numero di informazioni possibile, le notizie relative alla piccola frazione per lasciare qualcosa di indelebile alle future generazioni e a quanti, sparsi per il mondo, hanno antenati che provengono da questo paese.
Pers sarà senz’altro abbandonato ed isolato dal mondo ma non per questo tutte le sue vicende meritano di venir dimenticate dopo la scomparsa dei più anziani. Ho anche ricostruito parzialmente l’albero genealogico di quasi tutte le famiglie originarie di Pers dal 1750 ai giorni nostri. Purtroppo a causa dei vincoli imposti dalla legge sulla privacy posso pubblicare solo parzialmente le informazioni. Ho proposto anche una sezione dedicata all’alimentazione dei nostri “anziani” dove si possono trovare varie ricette di alimenti che erano tipici di Pers e dell’intera Alta Val Torre. Non manca una sezione che riguarda il dialetto “PO NASIN” dove vengono elencate le parole più utilizzate dai nostri anziani.