LA PIETRA LEGATA
Era consuetudine raccontare ai più piccini, additando un grosso masso che si trovava in mezzo ai prati sfalciati,
ai piedi del Cuel di Lanis in località "Lopata", che lo stesso era stato fissato al terreno con grosse catene per evitare il suo scivolamento verso le case sottostanti, e che periodicamente le catene venivano ingrassate ed oliate per evitare il sopraggiungere della ruggine.
Parecchi di questi bimbi, appena grandicelli, andavano a sincerarsi di persona su quanto raccontato dagli anziani, rimanendo purtroppo delusi. In passato il masso era ben visibile ad occhio nudo ma ora è difficilmente individuabile perché è stato coperto da una fitta vegetazione.
SKARIFIC
Era un folletto di statura medio piccola, vestito di rosso ed aveva anche un cappuccio sempre di colore rosso. Come tutti i piccoli era essenzialmente un briccone a cui piaceva sempre scherzare con la gente. Andava a bere il latte nelle stalle direttamente sotto le mucche, così quando le povere donne andavano a mungere trovavano molto meno latte del solito.
Lo "skarifič" era solito bere il vino nelle varie cantine ma nessuno è mai riuscito a vederlo ubriaco. D'inverno rubava la legna per stare al caldo, ma nessuno è mai riuscito ad individuare la casa in cui era solito riscaldarsi. Nelle notti buie si divertiva a spegnere i lumini ai malcapitati passanti ed era solito spaventare i bambini dopo il suono dell'Ave Maria.
Pur essendo piccolo a volte riusciva anche a nascondere i bambini ai propri genitori, creando loro non poche apprensioni. Uno dei dispetti più frequenti che metteva in atto era quello di rompere i rami dei fiori nei vasi, con il conseguente malumore delle donne.
MORA’
Erano donne cattive che avevano i talloni davanti e le dita dei piedi dietro. Avevano il naso ricurvo, erano per lo più spettinate, brutte e vestite di stracci. Avevano le unghie lunghe e graffiavano le loro sfortunate vittime. Nella maggior parte dei casi entravano nelle case dove c'era poco "timore di Dio". La vecchia “morà” era solita succhiare il sangue alle donne mentre dormivano, mentre la più giovane succhiava il latte alle puerpere. Agli uomini succhiavano la virilità.
Riuscivano ad entrare anche nei sogni sia degli uomini che delle donne e li spaventavano, così che i poveretti si svegliavano sudati e pieni di paura. Le more avevano le loro abitazioni vicino ai torrenti, negli antri scavati dall'acqua. Qui confabulavano e decidevano del male che dovevano fare alle loro vittime predestinate.
Poi c'erano donne dotate di poteri malefici, streghe molto pericolose, perché di notte si impadronivano di qualcuno, lo portavano via con sé e lo costringevano a fare ciò che esse volevano, rendendolo incapace di reagire, quasi impossessandosi del suo spirito, mentre lo conducevano qua e là a loro arbitrio, senza che il malcapitato potesse far nulla per liberarsi dall'incantesimo.
Si racconta di una "strega" che faceva il malocchio ai bimbi maschi, per invidia: infatti a lei tutti i maschi erano morti subito dopo la loro nascita. Quando questa signora diceva "Oh che bel bambino o che sano che è" rivolgendosi ad un bimbo, e lo fissava negli occhi, immediatamente quest'ultimo iniziava a piangere e a star male e molto spesso non c'era più alcun rimedio per lui.
Con il passare degli anni la “morà” era svanita agli occhi della gente, ma appariva ancora soltanto nei sogni ai miscredenti, i quali si svegliano ancora sudati e pieni di apprensione.
UCCELLI PREMONITORI
Gli esseri dotati di strani poteri non erano solo le donne vecchie: anche gli uccelli, oltre a certi rettili, avevano la loro parte di stregoneria da svolgere. Il cuculo andava tenuto d'occhio: quando cominciava a cantare per la prima volta nel mese di maggio bisognava avere sempre in tasca qualcosa, meglio se un po' di monetine, perché altrimenti c'erano buone probabilità di rimanere con le tasche vuote per tutto il resto dell'anno. Quando invece il cuculo si incantava nel suo classico verso, era un segnale di possibile maltempo in arrivo.
Sentir cantare la civetta nelle vicinanze di una casa era il segno premonitore dell'arrivo di possibili disgrazie per qualche componente della famiglia.