Pers gode del miglior clima fra tutte le frazioni del Comune di Lusevera,
specialmente nel periodo invernale. Quando gran parte delle frazioni del fondovalle sono coperte da una spessa coltre di brina o di ghiaccio, Pers non è nemmeno sfiorato dal problema. Difficilmente le temperature invernali scendono sotto i 10° negativi. E’ il primo paese a beneficiare dei raggi del sole al mattino ed assieme a Lusevera e Villanova anche l’ultimo ad essere abbandonato dalla sua luce.
Una leggenda racconta che l’imperatore Giulio Cesare, durante il passaggio con la sua armata per il territorio, proprio a Pers ebbe modo di ammirare la luce che la investiva e fu allora che esclamò: “Lux Vera”, dando così nome a Lusevera.
Il clima particolarmente mite ed il buon soleggiamento ha favorito la coltivazione della vite (particolarmente in B.go Sgarban) e di tantissime varietà di frutta fino agli anni ’80, cosa che non era possibile in gran parte del Comune.
Con la naturale avanzata del bosco, dovuta al progressivo abbandono dei prati incolti, anche gli alberi da frutta si sono pian piano inselvatichiti e molto spesso sono stati sovrastati da altra vegetazione ed ora ben difficilmente si riesce ancora a raccogliere qualche frutto. Anche la neve, che scendeva molto più copiosa delle ultime annate, solitamente si scioglieva prima degli altri luoghi del comune. La più copiosa nevicata degli ultimi 80 anni, avvenne il 14 febbraio del 1952, quando scesero quasi 2 metri di neve e nevicò, ininterrottamente, per oltre 48 ore.
Poiché c’era il fondato timore che eventuali slavine potessero danneggiare le abitazioni, tutti i residenti dei borghi di mezzo e di Mulinars vennero ospitati a Sgarban. Fortunatamente non ci furono grossi problemi e dopo breve tempo tutti poterono far ritorno alle proprie abitazioni. Una signora che volle sfidare la sorte e decise di rimanere nella propria casa nonostante il grave pericolo, ebbe l’abitazione danneggiata da una slavina che lambì una casa vicina e coinvolse anche lievemente la sua.
Si racconta inoltre che appena smise di nevicare, in fretta e furia, venne portato nei fienili tutto il fieno ancora in covoni per il timore che possibili slavine potessero travolgere tutto. Tutta la neve che scivolò verso il Torrente Vedronza, riempì il greto del torrente con un’altezza di vari metri così che si formò un “ponte naturale” fra i due versanti con neve molto compatta. Coloro che dovevano raggiungere Flaipano potevano così utilizzare anche quest’altro ponte, sotto il quale scorreva l’acqua che era riuscita a scavarsi un tunnel abbastanza ampio. Questo accumulo di neve si sciolse solamente ad estate inoltrata.